Negli impianti elettrici, tutte le apparecchiature che creano campi magnetici (ad esempio motori, saldatrici, alimentatori lampade fluorescenti, trasformatori) per poter funzionare prelevano dalla rete energia attiva ed energia reattiva.
Nella realtà, la linea che alimenta le apparecchiature, in questi casi, viene impegnato contemporaneamente da due componenti di corrente:
• una attiva, unidirezionale, che serve a fornire lavoro utile (calore, forza, movimento)
• una reattiva, bidirezionale, che rimbalza continuamente lungo il cavo e che non produce effetti meccanici, ma serve solo per eccitare gli avvolgimenti del motore.
La corrente reattiva, pertanto, non è di per sé dannosa, infatti, senza tale componente i motori non funzionerebbero, purtroppo, però, tale componente è una reale corrente addizionale che disturba il fornitore dell’energia, in quanto, lo costringe a sovradimensionare le proprie infrastrutture.
Per questa ragione una potenza reattiva eccessiva viene pesantemente conteggiata nella bolletta.
Alla fine, l’energia reattiva, pur non essendo direttamente convertita in altre forme “utili”, contribuisce ad incrementare la potenza totale, transitante nella rete elettrica dai generatori e lungo tutte le condutture fino agli utilizzatori.
Il parametro che definisce l’assorbimento di Potenza Reattiva è il Fattore di Potenza, spesso indicato in bolletta come cosφ.
Il fattore di potenza è dunque un indice di qualità dell’impianto, poiché tanto più è basso il fattore di potenza, tanto più elevata è la componente reattiva induttiva, in rapporto a quella attiva.
La situazione ideale sarebbe quindi leggere in bolletta cosφ = 1, per cui la componente reattiva sarebbe pari a zero.
Dal 01 gennaio 2016, con la Delibera 180/2013/R/EEL dell’ARERA, il gestore di rete applica delle pesanti penali se le apparecchiature sollecitano eccessivamente la rete con una richiesta elevata di energia reattiva e inoltre lo stesso può richiedere un adeguamento dell’impianto utente (o lo stacco dalla rete) se:
• il cosφ istantaneo nel momento di massimo carico è inferiore a 0,9
• il cosφ medio mensile è inferiore a 0,7
QUINDI COSA FARE?
Per ovviare a questa problematica è sufficiente produrre energia reattiva localmente ed è proprio qui che entra in gioco il sistema di “Rifasamento”.
Il rifasamento, costituito da batterie di condensatori, ha la funzione di generare, al momento giusto, energia reattiva necessaria per il trasferimento di potenza elettrica “utile”, riducendo le perdite d’energia e di assorbimento di potenza reattiva proporzionalmente ai macchinari e alle linee esistenti in un sito industriale.
Rifasare l’impianto elettrico consiste quindi in tutte quelle attività che servono a ridurre il valore della potenza reattiva induttiva che deve essere fornita dal gestore del servizio elettrico, portando così alla riduzione o al totale abbattimento degli addebiti per eccessivo assorbimento di potenza reattiva ed al miglioramento dell’impianto.
QUALI I VANTAGGI?
In aggiunta al risparmio in bolletta, immediatamente conseguibile, il rifasamento riduce considerevolmente le perdite per potenza dissipata sulle linee di trasmissione, con la conseguente riduzione del processo di invecchiamento dell’impianto.
Come precedentemente accennato, rifasando un impianto e quindi fornendo localmente la potenza reattiva necessaria, si riduce, a pari potenza utile richiesta, il valore della corrente e quindi la potenza globale assorbita dalla rete; ciò comporta numerosi vantaggi:
• migliore utilizzazione delle macchine elettriche;
• migliore utilizzazione delle condutture;
• riduzione delle perdite;
• riduzione della caduta di tensione.
Evita maggiori costi in bolletta ed eventuali sanzioni, migliora la qualità del tuo impianto con il rifasamento.
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